Il mantenimento delle due sedi a Bruxelles e a Strasburgo costa all’Unione Europea, ovvero ai contribuenti europei, circa 200 milioni di euro l’anno. Allo spreco economico si aggiunge anche l’inquinamento atmosferico, provocato dalla trasferta di migliaia di persone tra deputati, assistenti e funzionari, quantificato in circa 19mila tonnellate di CO2 all’anno. Un evidente controsenso se si considera che l’Unione Europea si è posta come obiettivo quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per questo, ho depositato un’interrogazione rivolta al Consiglio europeo attraverso la quale ho chiesto se concorda sul fatto che, svolgendo le sessioni plenarie presso la sede del Parlamento a Bruxelles, si potrebbero ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, obiettivo dello stesso Green Deal europeo. Tenendo anche conto della grave crisi economica che sta colpendo l’Europa, crisi peggiorata in seguito alla pandemia da Covid-19, mantenere la doppia sede del PE costituisce un intollerabile spreco di denaro pubblico che grava sulle tasche dei cittadini europei. La spesa che i contribuenti europei sostengono per finanziare lo spostamento, poi, non è irrisoria e, in base all’ultimo report elaborato dalla Corte dei Conti Europea nel 2014, corrisponderebbe a circa il 6% del bilancio annuale del Parlamento.