In occasione della seduta plenaria di giugno sono intervenuto a Strasburgo per ribadire che la nostra agricoltura deve essere aiutata non penalizzata: biodiversità sì, ma con tempi e modi ragionevoli. Le misure proposte dalla Commissione europea non devono diventare delle nuove imposizioni per i nostri agricoltori: l’obiettivo di riservare entro il 2030 almeno il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica non tiene conto delle realtà territoriali locali e delle caratteristiche delle nostre aziende agricole.
La scelta di questa tipologia produttiva deve essere frutto di una libera scelta da parte dei nostri agricoltori e non una forzatura che rischia di penalizzare soprattutto per le realtà più piccole. E indispensabile tener conto delle diversità dei sistemi agricoli nazionali e regionali e della loro vulnerabilità alle condizioni climatiche avverse: pensiamo agli ingenti danni subiti recentemente in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. La transizione verso sistemi agricoli più sostenibili non deve essere un obbligo ma una libera scelta, caratterizzata dalla gradualità, e supportata da adeguati e concreti sostegni economici ai nostri agricoltori