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Secondo la relazione della Corte dei conti europea 17/2021 la cooperazione tra l’UE e i paesi terzi non riesce a garantire in modo efficiente il rimpatrio dei migranti irregolari presenti sul territorio dell’Unione. Secondo la Corte, nel periodo 2015-2020, i progressi compiuti nello stipulare accordi di riammissione tra UE e paesi terzi sono stati soltanto modesti. A partire dal 2008, in media circa 500 000 cittadini stranieri all’anno sono stati invitati a lasciare l’UE perché vi erano entrati o vi stavano soggiornando senza autorizzazione. Tuttavia, solo un terzo di questi è effettivamente tornato in un paese terzo (il 29 % nel 2019). Nella relazione è stata evidenziata, inoltre, la mancanza di collaborazione all’interno dell’UE stessa e la Commissione europea non si è sempre associata agli Stati membri chiave per facilitare il processo negoziale. Di conseguenza, alcuni paesi terzi ritengono che un ARUE (accordo di riammissione dell’UE) non offra alcun valore aggiunto rispetto alla cooperazione bilaterale. Ho chiesto alla Commissione se intende adottare nuovi ed ulteriori strumenti per garantire in modo più efficiente il rimpatrio dei migranti irregolari.